lunedì, febbraio 26

Damn Eagles

24 Febbraio - sera

Helen è già a letto. Un'emicrania impossibile l'ha costretta a tornare a casa presto e infilarsi sotto le coperte. Dalle pareti arriva l'audio troppo alto di un televisore che trasmette la partita degli Eagles. Sbuffa, mentre finisce la tisana e posa il mug sul comodino, gli occhi al libro che sta leggendo sullo schermo del cellulare. Ancora poche pagine, quando le grida iniziano a risuonare in tutte le case che abbiano televisore acceso.

"Dannati tifosi idioti!"

È quasi un ringhio sommesso, il suo. Posa stizzita il cellulare sul comodino. Contorcendosi per raggiungere il cassetto, sfila un paio di tappi per le orecchie, li infila sbuffando, poi spegne la luce e infila una mascherina sugli occhi, raggomitolandosi sotto le coperte. Finalmente un po' di pace.

Scoprirà solo la mattina dopo cosa è successo allo stadio durante la partita.



venerdì, febbraio 23

Broccolo

Siede sulla rete a doghe di un letto appena montato, privo di materasso, tra scatoloni aperti, sigillati, cellophane appallottolato, stampelle e abiti appoggiati qui e là, fissando l'armadio a muro spalancato, mentre riprende fiato. Allunga poi la mano a prendere il notebook, lo apre e inizia a scrivere

Broccolo.
Mi chiedo dove accidenti le trova certe idee...

Dice che non si tratta di eccezioni, ma di fortuna. Che c'è sempre chi tiene la testa alta e lontana dalla merda che lo circonda.
Non lo so. Io penso ci voglia ben altro. Ci vuole qualcosa dentro, per spingerti verso l'alto e permetterti di non farti travolgere dal resto.
Qualcosa che io non ho mai avuto. Forse Hilde. Lei sì. Lei è sempre riuscita a trovare la strada per essere diversa.


Il viso di incupisce, mentre scatta la solita molla che la chiude a riccio, in risposta a quella parola, "migliore", che è spuntata da chissà dove a infastidirla, come un interrogativo, comunque inaccettabile.

In ogni caso non so. Ha una spontaneità che mi prende sempre in contropiede. Mi fa sentire più... libera? Di parlare, di ridere. È come se sentissi di non avere niente da temere. Non valuta, non giudica. È lì. Aiuta. Chiacchiera. Fa domande. Dice stupidaggini. E sempre col sorriso sulle labbra. E non intende superare nessun confine. Anzi ti aiuta a metterne, se necessario.

Broccolo...


Finalmente torna a sorridere. Poi richiude il portatile e si rimette al lavoro.


domenica, febbraio 18

Being a good girl

Questa città è difficile.

Non puoi distrarti un istante.
Basta un attimo, una parola, un incontro casuale. Si finisce sempre a parlare di mutanti.
E stavolta sono stata io a iniziare... Discorsi idioti. La solita polveriera.

Come se non sapessi che devo tenermene alla larga.

È che probabilmente a volte ho bisogno anche io di parlare con qualcuno così, senza starci a pensare, solo per fare due chiacchiere. E quel ragazzo con quel fiume di domande...
Era carino.
Sembrava un po' un ragazzino curioso.

Ma poi tutti quei dannati discorsi. Che gli dovrei dire? Hai ragione, è una merda? Oppure che a volte fare distinzioni in base alla razza, alla religione, al quartiere, alla provenienza, è semplicemente più facile? Ti aiuta a tenerti fuori dai guai senza dover riflettere, distinguere, conoscere...

Non è quello che ho fatto tutta la vita?

Eppure a guardarlo in faccia, sentendolo parlare... Ho l'impressione che rientri molto più lui, il portuale irlandese di North Town, nei canoni del "bravo ragazzo", di quanto non si possa dire di me.

Ma cazzo non ho mica mai ammazzato nessuno, no?! Sono semplicemente una che ama farsi gli affari propri. Vivi e lascia vivere. Anzi no, lascia vivere, così vivi. Perché di questo si tratta. Ho ben visto cosa si ricava a farsi in quattro per il mondo intero, a voler difendere cause, cose e persone. E per cosa poi? Quelli crepano lo stesso, e tu diventi un criminale, ricercato, in perenne fuga...
Non mi pare una gran vita, quella che si sono scelta - o ritrovata - i vari Maximilian Lee e Hilde Jenkins di questo mondo del cazzo.

Almeno io ho ancora una vita mia. Più o meno.



martedì, febbraio 13

Sisters

Il rapporto tra due sorelle è una cosa strana.
È come una pellicola invisibile, che ti avvolge anche quando non te ne rendi conto.
Ho passato anni a odiarla, per quello che aveva fatto a nostro padre.
Anni a evitarla, per quello che era diventata. E per quello che ero diventata io. E per tutto quello che non riuscivo a fare e a essere.
E poi ancora, mesi a detestarla per quella sua sfrontatezza, quella determinazione ad andare per la sua strada, costasse quel che costasse, a costo di distruggere nostra madre, la nostra famiglia, sé stessa.

Eppure. È bastato che me la nominassero così, dal niente, per far riaffiorare la preoccupazione, la paura.

Sta bene.

Solo due parole. "Sta bene".

E non so perché, ma so che è vero.

Credevo di detestare Maximilian Lee. Credevo che se mai lo avessi incontrato gli avrei riversato addosso tutta la rabbia, per quello che tutti loro le avevano fatto, avevano fatto a Noi.

E invece no. Non lo detesto.

Ho sentito nella sua voce quello che prova per Hilde. E ho visto sul suo viso quello che ha passato. E che probabilmente sta passando.

E non ci riesco.

Questo mondo fa schifo. E tutto quello che possiamo fare è stare a galla, tenerci fuori dalla merda per quanto possiamo. Fin quando ci riesce.

E invece loro no. Loro ci sguazzano e affondano, convinti che qualcosa possa cambiare. Illusi e folli.

L'unica salvezza è rimanerne FUORI.


I miss you, sis.

mercoledì, febbraio 7

Phone call #1

Pronto mamma? Ciao, come stai?

Sì, sì bene tutto bene. Sono ancora in hotel, ma sto per trasferirmi. Ho trovato una coinquilina, una ragazza simpatica. Fa la giornalista.

No, no tranquilla, il centro della città è rimasto praticamente intatto, e in periferia non ci vado.

No, è tutto a posto. La SCF fa controlli, verifiche... È tutto tranquillo. Dai mamma!

Sì sì carino, zona centrale... Un po' caro, sì, ma ci rientro.

No, alla fine niente, alla Thorne non avevano più posti per stagisti. Mi hanno proposto l'assunzione, ma io ce l'ho già un lavoro...

Non mi interessa mamma! Va bene così, per il momento. 

Papà come sta? Lei non si è più fatta viva? 

Non ti scaldare, mamma, ho fatto solo una domanda... Va bene.

Sì, certo che mi copro. 

Ciao mamma.


Finita la telefonata appoggia la schiena contro il muro e chiude gli occhi, estenuata come se avesse spostato un tir con la sola forza delle braccia. Alla fine riapre gli occhi, sbuffa un sospiro, e scrive alcuni messaggi sul cellulare. È ora di darsi da fare.


And further down

Non so che ore sono, ma il sole che entra dritto dalla finestra sembra determinato ad accecarmi. Non è l'alba, no. E del resto non avrei motivo per alzarmi all'alba, visto che ieri ho chiuso con il mio lavoro. Questo me lo ricordo, me lo ricordo bene.

Quello che non ricordo bene sono i dettagli di ieri sera.

La testa mi scoppia, devo bere un caffè. O una decina, forse sarebbe meglio.

Ho bevuto parecchio, questo lo me lo ricordo. E se non me lo ricordassi lo saprei comunque, visto che mi sento uno straccio, ho la bocca felpata e ancora mi viene da vomitare.

Quello che non mi ricordo è cosa ho fatto o detto. Ricordo che ero al pub, e ricordo che è arrivato un tipo. E ci ho iniziato a parlare. E poi non lo so, non mi ricordo più niente.


Come accidenti si chiamava? Nemmeno questo ricordo. Ma del resto che importa? Tanto chi lo rivede più? Spero solo di non aver detto niente di compromettente. O fatto. No, fatto credo di no. Non vedo segni di altre presenze in questa stanza. No, non credo.

Uff.


Comunque, voltiamo pagina. Ora che accidenti faccio?

Il lavoro è andato. Test del DNA, pure loro. "Ci vediamo costretti ad assecondare le pressanti richieste dei clienti e pertanto..." Vaffanculo.

Non so davvero dove sbattere la testa. Più i test diventano facili ed economici e più il trend sembra essere quello della caccia al mutante.


E così non ha senso nemmeno che torni a LA. E per fare cosa? Per spendere i soldi del trasferimento? Ormai sono qui e vedrò di trovare una soluzione qui. Certo che non la vedo rosea. Per niente.


E proprio ora che mi sono pure accollata un affitto condiviso. Fantastico.


Perché altrimenti? Volevi vivere sotto i ponti?


E no, tornare a casa è escluso. Poi come glielo spiego alla mamma che non ho più un lavoro e che non riesco a trovarne?


Fanculo un'altra volta. Si resta a Philadelphia. 



giovedì, febbraio 1

Another step down

Eccomi qui, con una caviglia slogata. E proprio il giorno dopo che ho disdetto la maledetta assicurazione. Stava scadendo l'anno di preavviso, poi avrebbero iniziato con i controlli del DNA.

Fa male. Ma speriamo che abbia ragione quel medico e che non ci sia niente di rotto. Rischio di dover spendere un partimonio solo per fare una lastra...

Ok, lo ammetto. Inizio ad avere paura. Paura di non farcela, di dover alla fine cedere e raccontare tutto. Ma non posso, io non sono Hilde. Non sono capace di buttarmi nelle cose e fregarmene di tutto il resto...
La mamma non lo accetterebbe mai e finirebbe per chiudermi fuori, rimanendo completamente sola.  Come me del resto.

Mi chiedo se sarebbe successo ugualmente se se ne fossero stati calmi, invece di mettersi in testa di "migliorare le cose" con marce, discorsi, manifestazioni...
Fino a un paio di anni fa non era così. Te ne potevi stare tranquillo per i fatti tuoi, se non davi fastidio nessuno veniva a sficcanasare tra le tue cose.
E invece ora, ecco...

Del resto le scelte che ho non sono molte...
O continuo così, e rischio di andare sul lastrico alla prima polmonite, oppure mi registro, col risultato che mi arrestano la prima volta che mi lascio andare dentro casa mia.
Eppure a volte ne ho bisogno. È... rassicurante. Mi calma i nervi, mi aiuta a pensare in modo lucido. O semplicemente a sfogare la frustrazione, a volte. E poi mi fa sentire protetta. Anche se mi fa schifo.

E poi c'è quella Alliance. Dicono di cercarli, che sono ovunque... Ma l'ultima cosa che voglio è chiedere aiuto a Loro. Con tutti quei discorsi di fratellanza... 

E se mi faccio male dentro casa che accidenti faccio? Come la convinco Isabella a non portarmi in ospedale? Lei già si offre di aiutarmi, dice che "la avrò fra i piedi", che "siamo in due"...

Forse questa della convivenza non è stata una grande idea. Io dovrei stare sola. Come sempre.