giovedì, maggio 17

Philly and me

Non so perché l’ho fatto. Ne avevo bisogno. Avevo bisogno di specchiarmi nei suoi occhi. Vedermi riflessa nel suo sguardo, quando mi avesse vista veramente nuda.
Perché è questo che è stato.
Nuda. Ossia priva di ogni protezione o copertura, priva della maschera che indosso costantemente, perfino con me stessa, ormai da troppo tempo.

Solo Phil mi aveva vista così, prima di lui.

Ma non potevo basarmi su Phil per capire davvero, per vedermi davvero. Phil ha ancora un filtro che lo acceca, quando mi guarda. E io lo vedo nei suoi occhi. Non sarà mai obiettivo nei miei confronti.

Con Tate è diverso. Lui è attratto da me, gioca con me. Ma non è amore. 
Fa quasi male vederlo così, scritto su una pagina. Eppure è quello che ho cercato, che ho voluto fin dall’inizio, e che voglio ancora. Quello che ci tiene insieme, forse più dell’attrazione che ci avvicina l’uno all’altro, la quieta certezza che no, non chiederemo altro. Eviteremo di farci del male.

Phil l’ho amato, l’ho amato davvero. E poi l’ho distrutto. Spezzato. Gli ho negato da un giorno all’altro non solo il mio amore, ma l’accettazione di quello che era. E questo è quello che mi fa più male, ora. Ora che inizio a vedere tutto con occhi nuovi.
E Hilde, ho fatto male anche a lei. Forse a lei più che a chiunque altro. Quando aveva bisogno di me, quando era solo una bambina ed è rimasta sola, o quando il ragazzo che amava, e che l’amava fino al giorno prima, aveva preso a chiamarla strega e puttana davanti a tutta la scuola… Io non ero con lei. Ero con quelli che le voltavano le spalle, la guardavano con disprezzo o le ridevano dietro.

Siamo spigolosi, taglienti, difficili. Ha ragione lui.

E proprio per questo era in lui che dovevo specchiarmi. E non credevo che avrebbe reagito così. Il suo sguardo, il tono della sua voce… Quando le sue labbra hanno sfiorato i cristalli… Ora so che voglio essere quello che sono e niente altro. E forse riuscirò anche a rimediare a qualcuno dei miei errori. Forse non è troppo tardi.

E questa città… questa dannata città, che ho odiato dal primo momento, da ancora prima di metterci piede. 
Beh, ieri era bella come una regina, col diadema delle sue luci e delle stelle. E forse ho capito che dopotutto non siamo così diverse. Spigolosa, tagliente, esattamente come me. Sembra fregarsene di tutto, ma forse…

So che le devo un Grazie.