mercoledì, febbraio 7

And further down

Non so che ore sono, ma il sole che entra dritto dalla finestra sembra determinato ad accecarmi. Non è l'alba, no. E del resto non avrei motivo per alzarmi all'alba, visto che ieri ho chiuso con il mio lavoro. Questo me lo ricordo, me lo ricordo bene.

Quello che non ricordo bene sono i dettagli di ieri sera.

La testa mi scoppia, devo bere un caffè. O una decina, forse sarebbe meglio.

Ho bevuto parecchio, questo lo me lo ricordo. E se non me lo ricordassi lo saprei comunque, visto che mi sento uno straccio, ho la bocca felpata e ancora mi viene da vomitare.

Quello che non mi ricordo è cosa ho fatto o detto. Ricordo che ero al pub, e ricordo che è arrivato un tipo. E ci ho iniziato a parlare. E poi non lo so, non mi ricordo più niente.


Come accidenti si chiamava? Nemmeno questo ricordo. Ma del resto che importa? Tanto chi lo rivede più? Spero solo di non aver detto niente di compromettente. O fatto. No, fatto credo di no. Non vedo segni di altre presenze in questa stanza. No, non credo.

Uff.


Comunque, voltiamo pagina. Ora che accidenti faccio?

Il lavoro è andato. Test del DNA, pure loro. "Ci vediamo costretti ad assecondare le pressanti richieste dei clienti e pertanto..." Vaffanculo.

Non so davvero dove sbattere la testa. Più i test diventano facili ed economici e più il trend sembra essere quello della caccia al mutante.


E così non ha senso nemmeno che torni a LA. E per fare cosa? Per spendere i soldi del trasferimento? Ormai sono qui e vedrò di trovare una soluzione qui. Certo che non la vedo rosea. Per niente.


E proprio ora che mi sono pure accollata un affitto condiviso. Fantastico.


Perché altrimenti? Volevi vivere sotto i ponti?


E no, tornare a casa è escluso. Poi come glielo spiego alla mamma che non ho più un lavoro e che non riesco a trovarne?


Fanculo un'altra volta. Si resta a Philadelphia.