Un'altra serata gelida.
Appena rientrata a casa sale le scale di corsa, neppure si sfila la giacca, apre il laptop e si siede alla scrivania.
Le dita corrono rapide sui tasti. Rilegge, corregge, inserisce qualche a capo, cambia qualche parola. Rilegge un'ultima volta. Invia.
E qualcosa si spezza.
Per la prima volta dopo tanto, troppo tempo, gli occhi si riempiono di lacrime.
Dura solo un istante, il tempo che una o due rotolino dalle ciglia, poi il cellulare segnala un messaggio.
Legge, risponde.
Io sto bene.
Io sto sempre bene.