venerdì, giugno 29

Morning light

La sveglia suona, le 7 del mattino. Appena un ronzio del cellulare, ma è sufficiente per lei.
Si muove pigramente, gli occhi ancora chiusi. È il contatto, che la sveglia completamente, il suo braccio che va a scontrarsi con la pelle calda dell'uomo disteso al suo fianco. Ruota il viso e schiude le ciglia quanto basta per vedere i suoi lineamenti distesi. Lui si gira nel sonno, senza svegliarsi. Helen sorride, si solleva sul gomito sinistro e lo osserva per un poco, ormai seria in viso. Le dita sfiorano lievi la sua spalla nuda. Forse un tentativo di svegliarlo, ma senza successo. O forse non vuole davvero disturbare quel sonno sereno. Stende la sinistra oltre i capelli color mogano sparsi sul cuscino, va a sfiorare le dita sintetiche, che hanno una reazione involontaria. Come fossero vive. E lo sono. Sono parte di lui, anche se a volte è lui stesso a comportarsi come se così non fosse. Le accarezza piano, senza che ora facciano nulla, rilassate, come il respiro regolare che gli solleva e abbassa il petto. Ancora un accenno di sorriso pensieroso, poi scivola fuori dal letto e va a prepararsi, per una giornata di lavoro.




 You are a sad song to me
filled with tender words
and played in minor key.

You are a soft lullaby.

Soothe me down at night.
A nightingale reply.

Play the song and let me fly away.
Let the tune fade out at break of day.

Let me stay here for a while,
till the day recalls the light,
and the song they sing
in minor key
descending.