giovedì, maggio 10

A virus named Freedom

È finalmente riuscita a scegliere qualcosa da indossare il giorno dopo, quando siede alla scrivania per dare un'occhiata alle notizie di agenzia e a un paio di social prima di andare a dormire.
E la notizia è lì che rimbalza un po' ovunque.


Il Virus prevede un effetto collaterale senza precedenti per i superumani di alcune zone delle maggiori città d'America, un effetto che molti di loro non provavano da molti anni.
Almeno metà dei superumani di quelle zone potranno essere liberi di essere loro stessi senza avere paura di essere segnalati da un Chip o da qualcuno che decide per loro quando, dove e come devono utilizzare la loro libertà. I loro chip non funzioneranno più.

Gli occhi restano sgranati a lungo sullo schermo. Afferra a tentoni il cellulare dalla scrivania e digita un messaggio. A giro le arriva una risposta che la fa deglutire.

Non sa se fidarsi. Non sa se ci può essere qualche errore, o se il virus può essere debellato a breve, tuttavia...

Distende la mano destra e, lentamente la vede cambiare colore, consistenza. Una sensazione che le fa chiudere gli occhi. Reclina e torce indietro il collo, con l'impressione, che da giorni ogni tanto la assale, di sentire i naniti strisciare come vermi dentro di lei. Intanto la mutazione procede, inspessendosi e rivestendola completamente. Torna alla stanza, e si guarda allo specchio. Quel viso, il suo viso. Non la infastidisce più guardarlo. Di nuovo guarda la mano destra, distende le dita, chiude il pugno, lo stringe più forte e sente qualcosa montare dentro. Una sorta di rabbia sorda e indomabile che le scivola sottopelle, quasi tangibile, lungo il braccio, fino al pugno chiuso. E nell'osservare quel pugno le nocche si deformano sotto il suo sguardo. Un'escrescenza si va formando a dare forma alla sua rabbia, i cristalli si affastellano rapidamente uno sull'altro a formare quella che ha tutto l'aspetto di una lama. La rabbia non si è sopita, affatto, si è solo materializzata in quell'escrescenza solida e affilata che completa il suo pugno destro. Pugno che ora sferra contro lo schienale di una poltroncina, trapassandola da parte a parte. Rimane ansante, gli occhi rilucenti quanto i diamanti neri che la ricoprono completamente. Deglutisce e respira a fondo, lasciando che quella lama si ritiri lentamente, mentre la pelle pian piano riprende la consistenza di sempre.
Resta immobile, stordita, per qualche istante. Serra le labbra, poi rapida torna nell'altra stanza a verificare. Nessun messaggio, né sul cellulare, né altrove. Forse dopotutto nessuno verrà a cercarla per uso improprio dei poteri, questa notte.

Di dormire non se ne parla. Stasera si lavora! Si cambia, prende la borsa ed esce, intenzionata a documentare dovunque sia possibile il risultato di quella "bomba" informatica caduta su Philadelphia.