domenica, marzo 4

Puppies


È tarda notte quando rientra a casa. I capelli fradici di pioggia e gelati dal vento, stanca morta. Sfila gli anfibi all'ingresso e li porta in mano fino alla propria stanza, due piani più su. La casa è vuota, Isa non c'è. Nel salire richiama - Tabbyyyy! - e poi i classici versi che si fanno con i gatti.

Accende la luce nel salone, e subito nota la chiazza umida sul pavimento. Passerà la mezz'ora successiva a ripulire con acqua e ammoniaca ogni traccia che il gattino ha lasciato in casa. Infine lo trova, teso e un po' sperduto, sotto il letto nella propria stanza.

Hey, piccolino...

Dopo un po' di coccole e aver rabboccato con altro latte il piatto di plastica che gli aveva lasciato in precedenza, aver fatto una lunga doccia calda e preparato una tisana, passerà la serata con il gattino sonnecchiante in braccio, ad accarezzarlo distrattamente e a guardare senza vederlo lo schermo del PC, su cui scorrono le immagini di un film. La mente invece è su altre immagini. Lo stadio in tumulto, Sigrid in volo a cui viene strappato il cuore, gli occhi di Julia, Reed che piange a dirotto, gli occhi di Max, blu oltre le occhiaie scure, poi gli stessi occhi che diventano neri, un arco di luce, poi d'argento...

Si sveglia dopo qualche ora con il collo piegato, le spalle indolenzite, l'immagine statica delle locandine degli altri film del provider, il gatto ancora raggomitolato sulla pancia, ormai profondamente addormentato. Mal di gola. Sposta il gatto, che si lascia posare sul letto,  restando acciambellato e tranquillo, chiude il portatile, si infila tra le coperte e dopo poco cade nuovamente in un sonno profondo, punteggiato di immagini assurde, ma probabilmente meno della realtà che la circonda. 



reed tabby